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Cresce il mercato del Cloud: più 21% nel 2019/ 2020

Scritto da Nfon | 20 novembre 2020

L’emergenza del Covid-19 ha accelerato la crescita del mercato del Cloud in Italia: i dati dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano (relativi al periodo 2019-2020) indicano che il 42% delle piccole e medie imprese ha adottato servizi in Cloud nel periodo. Un dato più che positivo, se si pensa che da anni il consumo di servizi in Cloud era fermo al 30% e che conferma come la pandemia abbia accelerato la trasformazione digitale nel nostro Paese. 

I dati mostrano che il mercato del Cloud in Italia vale ora oltre 3,34 miliardi di euro, con una crescita del 21%. Una crescita trainata soprattutto dai servizi di Public & Hybrid Cloud (l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati), che cresce del 30%, con un valore di 2 miliardi di euro. 

La pandemia ha spinto le imprese a ripensare gli investimenti

Dai dati pubblicati dall’Osservatorio emerge che la pandemia ha spinto le imprese a puntare proprio sui servizi “as a service”, che permettono alle aziende di usufruire di soluzioni avanzate senza doversi dotare di infrastrutture proprie. Infatti, la Data Center Automation (ossia la modernizzazione delle infrastrutture on-premises), è cresciuta solo del 6% rispetto al 2019. Un trend, che non riguarda solo le pmi: secondo il Politecnico, infatti, l'11% delle grandi imprese non ha più datacenter di proprietà.

 

In alcuni casi, le aziende si sono avvicinate ai servizi in Cloud per la prima volta nei mesi scorsi, come spiega Marco Pasculli, Managing Director di NFON. “La pandemia e il lockdown hanno spostato in avanti il calendario delle aziende: negli ultimi sei mesi, infatti, molte aziende si sono finalmente approcciate al Cloud e hanno avuto la possibilità di valutarne gli effettivi benefici e vantaggi. Un trend che credo sia destinato a durare nel tempo, sia perché le compagnie che hanno ora adottato il Cloud non torneranno indietro, sia perché dovremo convivere con la pandemia ancora per diversi mesi”.

La pandemia non ha fermato la filiera digitale: il Cloud conferma il suo ruolo dominante

La pandemia ha dato anche una spinta all’offerta, con le compagnie della filiera che si sono concentrate su nuovi prodotti, sia per andare incontro alle esigenze dei clienti (nel 50% dei casi), che per cogliere l’opportunità di offrire nuovi servizi (35% dei casi). 

In particolare, si è registrato un vero e proprio balzo nell’adozione di soluzioni in Cloud da parte delle piccole e medie imprese italiane. Infatti, per il 43% delle PMI che utilizzano servizi nella nuvola, il Cloud rappresenta il modello di sourcing preferenziale per tutte le nuove iniziative e per un ulteriore 18% addirittura una strada obbligata.

Persistono, tuttavia, differenze nell’approccio al digitale e ai servizi in Cloud tra le imprese più grandi e quelle di piccole dimensioni, come spiega Pasculli: 

“Sicuramente c’è stata un’accelerazione molto evidente nell’adozione di strumenti in Cloud, ma non omogenea. Le medie e grandi imprese (sopra ai 20/25 dipendenti) hanno subìto una forte accelerazione proprio perché sono dotate di reparti e risorse che osservano e studiano il mercato, alla ricerca di soluzioni innovative e capaci di rendere più efficienti i processi aziendali (ed è quindi inevitabile che arrivino al Cloud). Sotto ai 25 dipendenti, l’attenzione è cresciuta, anche in conseguenza del forzato lockdown. Sotto i dieci dipendenti, invece, le aziende che si sono rivolte a noi sono state una percentuale minima”.

Il ruolo del Cloud nelle imprese del futuro

L’Osservatorio sottolinea che occorre una visione a lungo termine per evitare che questo balzo nell’adozione dei servizi digitali, e del Cloud nello specifico, non rimanga soltanto una risposta a una situazione emergenziale.  

“Il Cloud ha rappresentato una risposta efficace a molti problemi di operatività generati dal periodo di lockdown e nel ritorno a una nuova normalità”, ha dichiarato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Tuttavia, si è trattato di una reazione all’emergenza, in cui le imprese hanno fatto di necessità virtù, e ora il Paese si trova di fronte alla vera sfida: è necessario sfruttare questa nuova consapevolezza per costruire una visione di lungo periodo, che ponga il Cloud alla base delle strategie digitali, tenendo in considerazione tutti gli elementi tecnici e organizzativi per garantire una trasformazione pervasiva ed efficace”

Il tema di fondo, resta la mancanza di competenze digitali adeguate (anche a livello manageriale): un ritardo, che posiziona l’Italia indietro rispetto agli altri Paesi europei. Secondo l’ultimo rapporto DESI (Indice di Digitalizzazione dell’Economia e della Società) pubblicato dalla Commissione Europea, al 42% degli italiani mancherebbero infatti competenze digitali di base. 

L’Osservatorio insiste infine sulla necessità di analizzare il balzo compiuto con la consapevolezza delle sfide ancora da affrontare, per far sì che i progressi ottenuti costituiscano la base di partenza per strategie di medio-lungo periodo.

“Per cogliere a pieno i benefici di agilità e innovazione che il Cloud può offrire è necessario, sia per quanto riguarda la domanda che per quanto riguarda l’offerta, tramutare la consapevolezza costruita come risposta all’emergenza in una visione di medio-lungo termine che ponga il digitale al centro e riconosca il Cloud come leva chiave per rendere l’organizzazione pronta a trasformarsi”, ha detto Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation. “Se questo non dovesse accadere, il Paese rischia di fare un passo indietro rispetto a quanto conseguito nel 2020, perdendo una grande occasione”

Per poter costruire questa visione, secondo Pasculli, le imprese (soprattutto quelle di piccole dimensioni) devono superare alcune resistenze nell’adozione delle tecnologie e del Cloud, che spesso si fondano su pregiudizi e mancanza di conoscenze approfondite delle tecnologie. Quello di cui c’è bisogno, quindi, è prima di tutto un nuovo mindset, che apra alla possibilità di digitalizzare i propri processi. Conclude infatti il Managing Director di NFON:

 

“Credo che per molte piccole e medie imprese sia necessario affrontare queste sfide: se non diventeranno digitali, faranno sempre più fatica a restare competitive sul mercato. Già prima del lockdown sotto questo aspetto le PMi erano in difficoltà proprio perché la concorrenza ormai è diventata globale. Occorre quindi che si aprano al digitale e adottino strumenti che permettano di essere molto più efficienti, ma soprattutto, non avendo in molti casi competenze interne, devono consultare i professionisti del settore per un approccio coerente al digitale”.