La pandemia e le misure di contenimento del virus, dal divieto di assembramenti all’obbligo di distanziamento sociale, hanno costretto le aziende a rivedere il metodo di lavoro per molti dipendenti. È in questa fase che parole come smart working o telelavoro hanno iniziato a circolare, portando spesso a una sovrapposizione dei due termini, che indicano però pratiche di remote working differenti sia concettualmente che dal punto di vista normativo.
Telelavoro: che cos’è e come funziona
Il telelavoro prevede che il dipendente svolga la propria mansione al di fuori della sede di lavoro, usando strumenti tecnologici adeguati. La workstation oltre a dover essere idonea, è a carico del datore di lavoro che deve garantire i massimi standard a livello di prestazioni e sicurezza. Come sottolinea l’Osservatorio del Politecnico di Milano sul proprio blog, a livello normativo “il telelavoro è disciplinato per i contratti di lavoro subordinato, sia per il settore pubblico (D.P.R. 8 marzo 1999, n. 70) che per quello privato (accordo interconfederale del 20 gennaio 2004)”. I diritti dei telelavoratori devono essere gli stessi dei colleghi che operano all’interno degli uffici aziendali: medesimo trattamento economico a parità di inquadramento e mansioni svolte.
Smart working o lavoro agile: più flessibilità e autonomia
Lo smart working, tradotto in italiano con l’espressione “lavoro agile” è una modalità di esecuzione della prestazione di lavoro che prevede maggiore flessibilità per il lavoratore dipendente. Può essere considerato una sorta di evoluzione del telelavoro, visto che è stato disciplinato solo nel 2017 con la legge sul lavoro agile. Lavorare in smart working consente al dipendente di conciliare il lavoro con la vita privata, introducendo una nuova concezione del tempo e dello spazio. Secondo l’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano, il lavoro agile è una “filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità ed autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare, a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”. In altre parole, le ore trascorse al lavoro non sono più il criterio con il quale giudicare il lavoratore, al quale vengono date più autonomia e flessibilità, a vantaggio della produttività. Il lavoratore, inoltre, può usare i mezzi tecnologici che ha a disposizione per svolgere le proprie mansioni da casa o da qualsiasi altro luogo desideri, senza doversi necessariamente recare in sede e può accordarsi con l’azienda sull’orario di lavoro.
Telelavoro e smart working: quali sono le differenze?
Sebbene siano entrambe forme di “lavoro a distanza” esistono delle differenze tra smartworking e telelavoro. Secondo la normativa, il telelavoratore deve svolgere regolarmente l’attività lavorativa presso il proprio domicilio o, comunque, al di fuori dei locali aziendali. Si tratta di una scelta che il dipendente fa al momento dell’assunzione e che può essere a lungo termine o definitiva.
Lo smart working, invece, non è una scelta irrevocabile, ma una modalità che va incontro alle esigenze di vita del lavoratore agile, che può avanzare all’azienda richieste circa le modalità di lavoro e la workstation che può variare: dalla casa, alla biblioteca, all’albergo, fino agli hub aziendali, o agli spazi di coworking. A differenza di ciò che avviene nel telelavoro, le parti possono sempre recedere e ripristinare il lavoro in sede.
Cambia anche l’utilizzo della postazione di lavoro e della strumentazione. Per il telelavoratore è l’azienda a dover fornire strumenti idonei e verificarne la funzionalità, mentre il lavoratore agile utilizza il personal computer o altri strumenti nella sua disponibilità.
Il lavoro ibrido e le nuove sfide aziendali
All’indomani dell’uscita dalla situazione emergenziale, le aziende stanno riflettendo su come costruire la nuova normalità lavorativa. Tornare in ufficio come nell’era pre Covid-19 è improbabile, come dimostrano i dati sul gradimento dei lavoratori circa la modalità ibrida. Lo spiega un sondaggio realizzato da Censuswide per conto di Okta dal titolo “Il futuro dello smart working”, che ha coinvolto diecimila impiegati d’azienda di otto Paesi europei tra cui l’Italia. Sul totale degli intervistati italiani, soltanto il 22% tornerebbe in ufficio a tempo pieno e il 20% preferirebbe lavorare solo in smart working. Il 42% del campione sceglierebbe invece la modalità ibrida, un po’ da casa e un po’ in ufficio con i colleghi. Ecco perché si stanno sempre più diffondendo modalità di hybrid work: una sorta di compromesso tra lavoro a distanza e in presenza, che riesca a mettere insieme il meglio di entrambe le modalità, in modo da rendere le aziende più competitive e i dipendenti più appagati e soddisfatti.
Per far sì che la sfida delle imprese, che alterneranno esperienze di remote working a lavoro in presenza abbia successo, è fondamentale che le aziende si dotino dei giusti strumenti tecnologici. Affinché funzioni la comunicazione tra colleghi, che passano da casa, ufficio e altre workstation, è necessario che software e dispositivi siano all’altezza della rivoluzione che attende il mondo del lavoro. Sistemi telefonici in cloud come Cloudya, che semplificano il passaggio di informazioni tra colleghi, sono fondamentali nel settore della comunicazione aziendale, perché facilitano la collaborazione permettendo ai dipendenti di tenersi in contatto ed essere più produttivi sul lavoro, ovunque si trovino e da qualsiasi dispositivo. Durante i periodi a casa in smart working, per impedire di perdere i contatti con i colleghi, NFON ha pensato alla funzionalità Meet & Share che permette di attivare il video durante la chiamata in corso con chiunque usi il centralino all’interno dell’azienda. E in tema di sicurezza, NFON ha da sempre un’attenzione particolare: i servizi di Cloudya, infatti, prevedono un’autenticazione tramite PIN, volta a proteggere l’azienda da attacchi esterni. Inoltre, utilizzare la crittografia per il salvataggio di tutte le comunicazioni e dei dati, fa sì che le informazioni sensibili della propria azienda e dei clienti siano sempre al sicuro.