Attivi sempre e ovunque, grazie alle tecnologie digitali: l’esperienza del lockdown e del lavoro da remoto che nel 2020 ha interessato oltre 6,5 milioni di lavoratori italiani, ha mostrato come la produttività del lavoratore non sia legata alla presenza in ufficio né al “controllo” da parte del superiore, facendo cadere così molti dei pregiudizi culturali nei confronti dello smart working.
I lavoratori hanno appreso cosa vuol dire lavorare in modo agile e ne hanno apprezzato i vantaggi. Più tempo da passare in famiglia, meno tempo sprecato sui mezzi per recarsi in ufficio, una riduzione delle spese legate ai viaggi e ai consumi giornalieri, riduzione delle emissioni di CO2 nelle città e nessun vincolo geografico.
Secondo l’Osservatorio Smart working della School of management del Politecnico di Milano, la pandemia ha rappresentato uno spartiacque per il mondo del lavoro. Così, la nuova normalità che si delinea per il futuro delle organizzazioni, non somiglierà a quella che abbiamo abbandonato a inizio 2020. Saranno, infatti, 5 milioni (stima l’Osservatorio) i lavoratori che anche ad emergenza conclusa continueranno a lavorare in modo agile. Per capire la portata di questa trasformazione, basti pensare che nel 2019 il numero delle persone che lavoravano da remoto era fermo a 570 mila.
Non più vincolati ad abitare nelle città dove ha sede il proprio ufficio, i lavoratori che rimarranno in smart working potranno scegliere la località più giusta per le loro esigenze personali e familiari. I requisiti necessari? Sono due: avere a disposizione una connessione Internet veloce e le giuste tecnologie, come il centralino in cloud NFON, Cloudya che, grazie a un servizio semplice da utilizzare e collegabile a più dispositivi (fino a un massimo di 9 per ogni utente) permette la continuità delle comunicazioni aziendali, indipendentemente dal luogo di lavoro scelto.
Indagine de Il Sole 24 Ore sulla qualità di vita nelle province italiane
Ma come fare per scegliere il luogo migliore se si opta per il cambiamento? Ogni anno il Sole 24 Ore realizza un’indagine sulla qualità di vita nelle province italiane, che vengono classificate a seconda del punteggio ricevuto nei seguenti parametri: ricchezza e consumi; demografia e salute; affari e lavoro; ambiente e servizi; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. A questi, nell’edizione 2020 dell’indagine, è stato aggiunto il “fattore Covid”, ovvero l’incidenza dei contagi ogni mille abitanti.
Abbiamo selezionato 5 tra le città che hanno ricevuto i punteggi complessivi più alti, con particolare attenzione alla categoria “cultura e tempo libero”, dove sono presenti i dati sulla diffusione della banda ultra-larga, essenziale per chi lavora da remoto.
Al primo posto della classifica vi è Bologna, che ha raggiunto ottimi punteggi in 4 indicatori su 6. La provincia si posiziona al primo posto in “ricchezza e consumi”, al secondo per la qualità dell’ambiente e dei servizi offerti, al terzo posto per “cultura e tempo libero”. Terzo posto anche nella percentuale degli abitanti che sono dotati di banda ultra-larga, che raggiunge il 17,11% della popolazione. Ottima prestazione per la categoria “affari e lavoro”, mentre va meno bene per quanto riguarda “demografia e società” e per “giustizia e sicurezza”.
Ottima scelta per chi ama il mare e vuole vivere in uno dei centri più vivaci sia dal punto di vista del commercio che delle attività culturali. Il capoluogo friulano si posiziona quinto nella classifica generale, ottenendo ottimi punteggi nella categoria “affari e lavoro”, dove è al primo posto grazie al più basso gap occupazionale tra uomini e donne della penisola (4,55%) e grazie a un vivissimo panorama imprenditoriale che può contare su start-up innovative e su un numero notevole di nuove imprese registrate all’anno (parametri per cui si posiziona al terzo posto).
Bene anche i dati relativi alla connessione con banda larga (per cui si posiziona al secondo posto) e per la banda ultra-larga, che copre oltre il 17% della popolazione (quarto posto in classifica). Il tutto accompagnato da una buona offerta culturale (per cui la città si posiziona al sesto posto). Spicca, in particolare, il primato per numero di biblioteche per mille abitanti: oltre otto, dato che la posiziona al primo posto tra le province italiane.
È la città con la spesa pro capite annuale più alta per gli spettacoli e si posiziona al quarto posto della classifica totale, grazie a punteggi piuttosto uniformi, che piazzano la città tra le prime 49 della classifica in tutte le categorie. Particolarmente positivo il giudizio per “ricchezza e consumi”, “ambiente e servizi” e “affari e lavoro (undicesimo, tredicesimo e quattordicesimo posto). Per quanto riguarda la connessione Internet, la città veneta si posiziona al 15esimo posto per diffusione della banda ultra-larga e al 22esimo per banda larga.
A rappresentare le isole, ci pensa Cagliari, che non brilla nella categoria “ricchezza e consumi” (dove si posiziona al 60esimo posto) né per i servizi ed eventi sportivi (71esimo posto nella categoria “cultura e tempo libero”). Ma può vantare tassi interessanti e una notevole efficienza per quanto riguarda la medicina del territorio e presenta il tasso di mortalità più basso d’Italia: elementi, che portano la città al primo posto per la categoria “demografia e società”. Buona la posizione per la diffusione della banda larga (16esimo posto) e della banda ultra-larga (17esimo).
All’ottava posizione troviamo un’altra provincia dell’Emilia-Romagna, che in 31 anni è passata dalla 15esima all’ottava posizione della classifica generale. Nell’indagine del 2020, Parma riceve un buon punteggio per la sezione “servizi e ambiente”, dove si posiziona all’ottavo posto, “cultura e tempo libero” (16esima) e “affari e lavoro”, dove occupa la diciottesima posizione. Ottimo piazzamento, al dodicesimo posto, anche per la diffusione della banda larga e per la diffusione della banda ultra-larga, al 14esimo posto, che copre il 13,4% della popolazione.