L’uso sempre più frequente delle tecnologie digitali nel nostro quotidiano ha rivoluzionato anche il modo in cui si effettuano i pagamenti, dalla spesa al supermercato, ai mezzi di trasporto e di mobilità urbana, alle piccole spese quotidiane: sempre più italiani fanno ricorso ai pagamenti digitali per acquistare prodotti e servizi.
Ad oggi possiamo effettuare pagamenti utilizzando diversi dispositivi, come ad esempio gli smartphone che, sfruttando la tecnologia NFC (Near Field Communication), sono diventati dei veri e propri wallet virtuali.
Secondo i dati forniti dall’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, sono proprio gli smartphone gli strumenti più utilizzati dagli italiani per i pagamenti digitali (o mobile payment, nel caso delle transazioni effettuate con questi dispositivi): nel 2019 le transazioni effettuate in negozio attraverso smartphone sono state 58 milioni, per un valore di 1,83 miliardi. In 12 mesi, il numero di italiani che è ricorso ai mobile payment per gli acquisti in negozio è triplicato, salendo a 3 milioni.
Nel nostro Paese, lo smartphone si usa anche fuori dai punti vendita, per il pagamento di servizi, come le ricariche telefoniche, i servizi di mobilità urbana, ma anche bollette e bollettini.
- Quali sono le forme di pagamento innovative e come stanno crescendo.
Se lo smartphone rimane lo strumento più utilizzato per i pagamenti digitali, l’Osservatorio ha riscontrato una crescita anche nell’utilizzo di altre forme di pagamento innovativo, tra cui spiccano i dispositivi wearable. Si tratta di oggetti “intelligenti” indossabili, come orologi e fitband, ma anche occhiali da sole, bracciali, portachiavi e anelli.
Secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2019 il mercato degli smartwatch e dei wearable aveva un valore di 70 milioni di euro, con buone prospettive di crescita per gli anni a venire. Questi dispositivi utilizzano, esattamente come gli smartphone, la tecnologia NFC per inviare i pagamenti e dispongono di strumenti di sicurezza simili: richiedono, infatti, l’autenticazione tramite impronta digitale o un PIN, come ha spiegato Valeria Portale, Direttrice dell’Osservatorio Mobile Payments and Commerce del Politecnico di Milano, in un’intervista per il sito Wired.it.
“Alcuni device richiedono l’inserimento del pin/fingerprint solo alla prima transazione di giornata, contando sui sensori del battito cardiaco per capire se il dispositivo è sempre sul polso della stessa persona; quando il dispositivo viene sfilato dal polso, la possibilità di fare ulteriori transazioni senza inserire il pin/fingerprint viene inibita”.
Si tratta di dispositivi in grado di proteggere la privacy dell’utente da eventuali attacchi informatici, in quanto non conservano né trasmettono i dati delle carte a cui sono collegati, ma utilizzano dei codici per rimpiazzarli. Infine, esattamente come una carta, è possibile “congelare” il chip del dispositivo in caso di furto e smarrimento, attraverso delle apposite app per smartphone.
- Il nuovo trend degli smart object
Un altro trend che sta facendo la sua comparsa nel campo dei pagamenti digitali, è quello degli smart object, pagamenti effettuati attraverso oggetti intelligenti. Grazie allo sviluppo dell’Internet of Things, qualsiasi oggetto connesso ha il potenziale di effettuare pagamenti: dal frigorifero che ordina in automatico gli alimenti esauriti, alla lavatrice che può rilevare l’usura del filtro e acquistarne uno nuovo e così via.
Tra gli smart object ad oggi più utilizzati per effettuare pagamenti, ci sono gli smart speaker, come Google Home, e Alexa. L’utente che vuole fare acquisti utilizzando questi assistenti vocali, deve in primo luogo configurare i dati relativi al pagamento, come il conto da associare, l’indirizzo di consegna e di fattura.
Gli assistenti vocali, per motivi di sicurezza, interagiscono con altri dispositivi al fine di procedere all’acquisto: quando l’utente chiede allo smart speaker di ordinare e pagare un oggetto, dovrà utilizzare un dispositivo collegato (lo smartphone o uno smart display) per confermare la sua identità, attraverso l’inserimento di un PIN oppure attraverso il riconoscimento biometrico. C’è anche la possibilità di disattivare questo passaggio, ma sia Google che Amazon avvertono l’utente dei rischi connessi.
Anche se ad oggi si tratta di un mercato ancora poco sviluppato, secondo la società di ricerca Juniper Research il valore totale delle transazioni di questi pagamenti passerà dai 22 miliardi di dollari del 2020 agli oltre 164 miliardi nel 2025.
A guidare questa crescita saranno proprio gli smart speaker, ma non bisogna dimenticare anche gli altri oggetti (domestici e non) che nelle smart city del futuro potranno essere utilizzati per effettuare pagamenti. Tra questi, gli esperti citano le smart car, autovetture che consentirebbero il pagamento, tramite un display del veicolo, di prodotti e servizi, come il parcheggio o il carburante.
- Una nuova frontiera: il riconoscimento biometrico
Un’altra frontiera innovativa è quella che prevede l’utilizzo dei dispositivi di riconoscimento biometrico. Su questo fronte, in Italia siamo ancora nella fase di sperimentazione, ma all’estero esistono già alcuni servizi che utilizzano questa tipologia di pagamenti: Visa ha recentemente lanciato un progetto pilota negli Stati Uniti, dove invece dell’inserimento del PIN, l’utente utilizzerà la propria impronta digitale per approvare la transazione.
Ecco come funziona: il titolare della carta registra l'impronta digitale, quando mette il dito sul sensore della carta durante una transazione, la carta rileva se l'impronta scansionata combacia con l’impronta memorizzata. Una luce verde o rossa sulla carta indica una corrispondenza riuscita o non riuscita.
Ma è in Cina che queste tecnologie conoscono lo sviluppo maggiore: è dal 2017, infatti, che nel Paese si usa il riconoscimento facciale per l’autorizzazione dei pagamenti. Pionieri, in tal senso, sono stati Tencent, proprietaria di Wechat (piattaforma di messaggistica istantanea) e Alibaba (il colosso dell’e-commerce cinese). Entrambe le aziende dispongono di piattaforme per pagare attraverso lo smartphone, WeChat Pay e Alipay, dove i clienti possono registrarsi e pagare utilizzando il riconoscimento facciale.
Sia Alibaba che Tencent hanno stretto collaborazioni con diverse aziende del settore retail per far installare dispositivi di riconoscimento facciale nei negozi, attraverso i quali gli utenti registrati ai loro wallet virtuali possono effettuare pagamenti.
Il riconoscimento facciale viene anche chiamato Smile to Pay e sfrutta l’utilizzo di una telecamera 3D che viene installata vicino al terminale Pos. Il sistema è, secondo Alipay, praticamente infallibile (la compagnia assicura l’accuratezza del riconoscimento al 99,8%), ma non è chiaro come i dati dei clienti registrati vengano salvati e condivisi con le aziende partner e quindi se la privacy dei cittadini venga rispettata.
Una sfida di cui ha parlato anche Ivano Asaro, Direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, che ha commentato: “Le difficoltà maggiori nell’utilizzo di questi dispositivi, oltre alla necessità di costruire una nuova infrastruttura di lettori, sono da imputare anche a problematiche di privacy e di sicurezza dei dati sensibili utilizzati, ma si sta già lavorando per creare standard nazionali ed internazionali che abilitino queste tipologie di pagamento”.