Desertificazione, aumento delle temperature globali, fenomeni meteo estremi, estati torride, incendi, i ghiacci dell’Artico che si stanno sciogliendo. L’emergenza climatica è sotto gli occhi di tutti. Tanto, che persino il segretario generale dell’Onu, Antonio Gutierres, ha lanciato il suo grido di allarme: “La lotta contro i cambiamenti climatici è una questione di vita o di morte: non agire sarebbe suicidio”, ha dichiarato.
E l’ultimo rapporto dell’Ipcc, Intergovernmental Panel for Climate Change, spiega l’urgenza di contenere l’aumento della temperatura media globale entro + 1,5 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale. Per farlo, è necessario dimezzare le emissioni globali di CO2 entro il 2030 e azzerarle entro il 2050. Una sfida difficile. Ma di fondamentale importanza per la sopravvivenza stessa del pianeta. Anche perché, è la tesi dei giovani di Fridays for Future, il movimento giovanile che in tutto il mondo chiede azioni concrete contro il riscaldamento globale, creato dalla giovane svedese Greta Thunberg, al tasso attuale di emissioni di CO2 ci restano solo 8 anni per agire e restare entro i limiti indicati dal rapporto dell’Ipcc.
L’ impatto ambientale di ogni nostra azione è dunque oggi fondamentale, anche perché le emissioni nocive, oltre a surriscaldare il pianeta, provocano malattie e morti, come confermano gli ultimi dati dell’Agenzia europea per l’ambiente sulla qualità dell’aria: l’inquinamento atmosferico continua a danneggiare la salute, specialmente nelle aree urbane, con il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono a livello del suolo (O3). Da solo, il particolato fine (PM2,5) ha infatti causato circa 412.000 morti premature in 41 Paesi europei nel 2016.
Nasce da qui una nuova prospettiva, che propugna uno sviluppo economico più sostenibile, più attento alle risorse e a non inquinare. È la cosiddetta Green Economy, l’economia verde, un modello di sviluppo che pensa a produrre con una grande attenzione all’ambiente, e all’incremento di risorse alternative.
Come funziona la Green Economy
Un’azienda che adotta questo modello, deve fare attenzione all’ambiente durante tutte le fasi del ciclo di trasformazione delle materie prime: dalla loro estrazione, passando per il trasporto e la trasformazione dell’energia, fino ai prodotti finiti e al loro smaltimento. Sono incluse nella green economy, ad esempio, le aziende di tipografia che utilizzano carta prodotta da industrie sostenibili e inchiostri che non inquinano l’ambiente, oppure aziende di mobili che realizzano prodotti di design con legname di riciclo.
Il green produce benessere e riduce l’inquinamento
L’economia verde punta a ridurre tutte le sostanze inquinanti. Per salvaguardare la salute degli uomini e della natura, la green economy promuove l'uso di fonti rinnovabili per la produzione di energia: pale eoliche, fotovoltaico, centrali idroelettriche che trasformano l’energia meccanica di un corso d’acqua in energia elettrica, centrali a biomasse che sfruttano componenti organici (piante, residui agroalimentari e agroforestali).
Allo studio, anche lo sfruttamento dell’idrogeno, un gas a zero effetto serra, in grado di attivare batterie elettriche utili a ogni scopo, dal riscaldamento alla trazione. Se ne parla molto in California e sperimentazioni sono in corso in Olanda, Germania, Canada. In Italia, una ricerca condotta da Snam-McKinsey sul potenziale ruolo dell'idrogeno nel nostro sistema energetico, ha evidenziato come l’idrogeno potrebbe coprire quasi un quarto di tutta la domanda energetica in Italia entro il 2050; in uno scenario di decarbonizzazione al 95%, l'idrogeno potrebbe fornire fino al 23% del consumo totale di energia.
L’Europa per la Green Economy
1.000 miliardi di euro per finanziare la transizione verde dell’Unione Europea nei prossimi dieci anni. È questo il Green Deal europeo, il piano di investimenti voluto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e presentato il 14 gennaio scorso: “Le persone sono al centro del Green Deal europeo. La trasformazione che ci attende non ha precedenti e funzionerà solo se è giusta e inclusiva. Sosterremo la nostra gente e le nostre regioni che devono compiere maggiori sforzi in questa trasformazione, per assicurarci di non lasciare indietro nessuno” ha spiegato von der Leyen.
Tre gli obiettivi principali del progetto europeo:
- Aumentare i finanziamenti dedicati alla decarbonizzazione (la progressiva riduzione di petrolio, gas naturale e carbone come fonti energetiche e la loro sostituzione con fonti rinnovabili per diminuire il rilascio di CO2 nell’atmosfera).
- Creare un quadro favorevole per gli investitori privati e il settore pubblico, con incentivi per sbloccare e riorientare gli investimenti.
- Fornire supporto a PA e sviluppatori nella fase di individuazione, strutturazione ed esecuzione dei progetti sostenibili.
Il prossimo bilancio a lungo termine dell'UE, per i sette anni compresi tra il 2021 e il 2027, prevede investimenti per obiettivi climatici e ambientali di circa 503 miliardi di euro. La Commissione Europea ha proposto che il 25% del bilancio totale sia destinato a contribuire all'azione per il clima e alla spesa ambientale attraverso molteplici programmi: Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia, Fondo europeo per lo sviluppo regionale, Fondi strutturali, Horizon Europe e Fondi Life. Per rendere meglio l’idea, ogni 4 euro che usciranno dal portafoglio dell’Unione Europea, uno sarà destinato alla sostenibilità. Con un piano di trasformazione e sviluppo, l’Europa si è impegnata a diventare il primo blocco di Paesi al mondo a impatto climatico zero entro il 2050.
Le imprese green in Italia
E l’Italia? Nella partita green gioca un ruolo non secondario, come spiegano i numeri.
Sono più di 432mila le imprese italiane che negli ultimi 5 anni hanno investito in prodotti e tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Si tratta, complessivamente, del 21,5% delle imprese del Paese: un valore superiore di 7.2 punti a quanto registrato nel 2011. E da noi i Green Jobs, le persone che lavorano in questo settore, sono 3.1 milioni (il 13.4% degli occupati).
Sono i dati contenuti nella decima edizione del Rapporto GreenItaly, redatto da Fondazione Symbola e Unioncamere per l’anno 2019. L’occupazione green nel 2018 è cresciuta rispetto al 2017 di oltre 100 mila unità, con un incremento del +3.4% rispetto al +0.5% di altri settori professionali. Interessante anche il dato anagrafico, che svela il virtuosismo dell'imprenditoria giovanile: tra le imprese guidate da under 35, il 47% ha infatti promosso eco-investimenti, contro il 23% di quelle gestite da imprenditori senior.
Negli ultimi 10 anni in Italia, spiega l’indagine, le rinnovabili sono aumentate. Nel 2009 gli impianti del fotovoltaico erano 71mila, mentre oggi sono 820mila. Nel mondo si sono investiti oltre 2.600 milioni di dollari in rinnovabili, di cui 1.300 nel solare e 1000 nell’eolico. L’Italia è il settimo Paese per valore di investimenti nel decennio (dopo Cina, Usa, Giappone, Germania, Gran Bretagna e India).
La Lombardia guida la classifica regionale degli eco-investimenti in prodotti ed energie green con quasi 78 milioni di euro negli ultimi 5 anni, davanti a Veneto (42,9) e Lazio (40,4), mentre la provincia di Milano primeggia sia per valori assoluti (30,9) davanti a Roma e Napoli, sia in percentuale davanti a cinque realtà venete.
E per il problema rifiuti? Stando ai più recenti dati Eurostat, aggiornati al 2016, l'Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti con il 79% del totale avviato a riciclo. La media europea fa registrare risultati ben più bassi, con solo il 38%.
Ma un dato spicca su tutti e regala all’Italia il primato di nazione virtuosa in campo green: siamo il terzo Paese al mondo, dopo Cina e Giappone, per numero di certificazioni green (le ISO 14001). I brevetti green targati tricolore sono cresciuti del 22% nel periodo 2006-2015: sono 3.500 e rappresentano il 10% dei brevetti europei. E che gli investimenti green premino, lo confermano anche i numeri dell’export, come spiega sempre il Rapporto GreenItaly: il 51% delle aziende eco-investitrici appartenente al settore manifatturiero ha segnalato un aumento delle esportazioni nel 2018, contro il 38% di quelle che non hanno investito in green.
Anche lo smart working aiuta l’ambiente
Decisa riduzione del traffico e quindi dell’inquinamento atmosferico: è l'effetto smart working. Lo certificano i dati che monitorano l’inquinamento dell’aria, raccolti da Arpa, l’Agenzia lombarda per la protezione ambientale: nei mesi di lockdown, tra marzo e aprile, la diminuzione del traffico ha portato a un calo di monossido di carbonio, biossido di azoto, biossido di zolfo e Pm10 nella maggior parte delle città di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.
Emissioni di CO2 a -22% con la riduzione del traffico aereo, -50% in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna sul traffico veicolare, -22% di CO2 per il riscaldamento spento negli uffici pubblici e privati.
Ma che lavorare in smart working abbia un benefico effetto sull’ambiente lo dimostra anche l’indagine condotta dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), nel corso del 2019 e appena pubblicata. Lo studio “Il tempo dello Smart Working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente” ha coinvolto 5.500 lavoratori, sottolineando come lo smart working abbia ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante. Da qui, un taglio di emissioni e inquinanti che Enea stima in 8.000 tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto. L'indagine ha evidenziato che esistono i presupposti per modifiche di comportamento stabili, su larga scala, in grado di incidere sui livelli di congestione e di inquinamento e che è possibile impostare con successo policy urbane integrate, aprendo a una maggiore flessibilità nella scelta di luoghi e dei tempi di lavoro.
Lavorare in smart working presenta dunque anche indubbi vantaggi per l’ambiente. Ma per farlo, occorre la tecnologia giusta, come sappiamo noi di NFON: il centralino in cloud, Cloudya, è uno dei benefici che possono essere utili in smart working. Ma come rendere il proprio modo di lavorare ancora più sostenibile?
Scoprilo nel nostro Decalogo dell'Ufficio Sostenibile