Economia, mobilità, gestione delle persone, amministrazione, qualità della vita e ambiente, tutto rigorosamente smart: sono queste le sette dimensioni che secondo l’Unione Europea definiscono una smart city.
Una città, dove le tecnologie di nuova generazione (sensori, Internet of Things, 5G e Intelligenza Artificiale) permettono di sfruttare i dati per offrire servizi al cittadino.
A partire dalla tecnologia che dovrà migliorare la circolazione nelle nostre città.
Quando si parla di smart mobility si fa spesso riferimento ai servizi di car e bike sharing e ai monopattini elettrici che ormai siamo abituati a vedere nelle nostre città. Ma smart mobility vuol dire molto di più.
Un esempio virtuoso viene da Torino, città che nel corso degli ultimi anni si è trasformata in un vero e proprio innovation hub, dove testare tecnologie e servizi, grazie alla presenza sul territorio di diverse realtà, pubbliche e private, che collaborano a progetti di innovazione.
Torino, inoltre, si è aggiudicata uno dei bandi del Mise per la nascita delle Case delle Tecnologie Emergenti (un laboratorio di innovazione incaricato di operare come centro di trasferimento tecnologico per le imprese) ed è stata scelta come sede dell’Istituto dell’Intelligenza Artificiale, un network che avrà l’obiettivo di coordinare le diverse attività di ricerca.
Quali saranno i primi servizi e le innovazioni intelligenti che si potranno offrire ai cittadini?
«Stiamo sviluppando progetti di innovazione riconducibili a quattro filoni: smart mobility, mobilità aerea urbana, industria 4.0 e tecnologie emergenti», ha spiegato in un recente convegno Nicola Farronato, Coordinatore Team Innovazione Torino City Lab (iniziativa promossa dalla Città di Torino, che coinvolge un vasto partenariato locale di attori pubblici e privati).
Per quanto concerne la mobilità urbana, ad esempio, la città ha aderito (insieme a Verona, Trento e alla società A4 Holding, che gestisce il tratto autostradale Brescia-Padova) alla piattaforma C-Road, un’iniziativa europea, finalizzata a sviluppare servizi di smart mobility per migliorare la sicurezza stradale.
Tra i primi servizi proposti dal centro di controllo del traffico del capoluogo piemontese ci sono quelli di allerta, che sfrutteranno i dati raccolti dai sensori posti sulle strade e dai veicoli connessi per avvertire i cittadini di incidenti stradali o situazioni pericolose.
La rete di sensori connessi che si sta sviluppando servirà poi per ottimizzare altri sistemi di allerta che, ad esempio, avvertiranno un conducente di aver imboccato una strada in controsenso, forniranno informazioni relative ai semafori (come il time to green e time to red, ovvero tra quanto tempo scatterà il verde o il rosso), permetteranno a determinati veicoli (come quelli di emergenza) di richiedere priorità di passaggio in un incrocio e molto altro.
«Per realizzare questi servizi, occorre raccogliere una moltitudine di dati: per questo, gli enti regionali stanno lavorando con il Ministero, utilizzando linguaggi standard», ha spiegato Fabrizio Arneodo, Chief Technology Officer di 5T Torino, una società in-house a totale partecipazione pubblica che opera per conto di Città di Torino, Regione Piemonte e Città Metropolitana di Torino.
Nel campo della ricerca scientifica e dell’innovazione, si parla sempre più spesso di open innovation, innovazioni che utilizzano linguaggi e standard condivisi (non più quindi di proprietà del singolo manufacturer), che permettono così una maggiore collaborazione tra produttori, fattore che a sua volta accelera il processo innovativo.
Ed è esattamente quello che si sta facendo in ambito di mobilità aerea urbana, dove sono già in corso diversi progetti pilota, come quello di Skypersonic (azienda specializzata in veicoli a conduzione autonoma) che è riuscita a sviluppare un drone per le ispezioni di sicurezza in campo industriale in grado di essere pilotato da migliaia di chilometri di distanza (nell’esperimento in questione il drone è stato operato dalla sede dell’azienda situata a Detroit).
«Questa tecnologia renderà molto più semplice e rapido fare ispezioni di sicurezza in aree impervie o pericolose, e permetterà di ingaggiare i migliori talenti sul campo, indipendentemente dal luogo in cui si trovano», commenta Giuseppe Santangelo, CEO e founder Skypersonic.
I campi di applicazione di questi veicoli sono numerosi: dal monitoraggio e la sorveglianza del territorio, alle consegne (già utilizzati con successo da Amazon), al controllo di infrastrutture e aree che necessitano di manutenzione, alla prevenzione e sicurezza e alla lotta contro il crimine.
Inoltre, secondo uno studio dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea (EASA) pubblicato a maggio 2021, non dovremo attendere ancora molto prima di poter vedere droni destinati al trasporto di passeggeri. Tre o cinque anni al massimo, come stimano gli esperti.