Avremo ancora bisogno dell’ufficio?

Avremo ancora bisogno dell’ufficio?

Una rivoluzione, da cui difficilmente si tornerà indietro: così economisti, sociologi ed esperti di organizzazione del lavoro descrivono il fenomeno della diffusione dello smart working nel 2020. Una risorsa che, avviata come soluzione emergenziale per rispondere al periodo di lockdown dettato dalla pandemia da Covid- 19, sembra destinata a delineare nuove modalità di organizzazione e di collaborazione tra le persone. Così, se all’inizio si è trattato di adottare rapidamente modalità di lavoro da remoto, pian piano molte aziende si sono trasformate in luoghi di “sperimentazione” di modelli improntati al vero e proprio smart working: più flessibilità, più responsabilità, meno controllo. E che il nuovo scenario sia destinato a diventare il panorama usuale del nuovo approccio al lavoro, lo ha spiegato bene Ryan Smith, Founder ed Executive Chairman di Qualtrics (società di Experience Management), in un articolo per la rivista Harvard Business Review.

“Abbiamo attraversato una porta a senso unico. Non possiamo tornare indietro, perché molte organizzazioni hanno offerto ai loro dipendenti di lavorare da remoto in modo permanente. Hanno già stabilito i termini di come sarà il futuro”, ha commentato.

Una visione, condivisa dalla società di consulenza McKinsey, secondo la quale il 20% della forza lavoro globale potrebbe lavorare da remoto con la stessa efficacia con cui opera dall’ufficio. 

Smart working, cosa ne pensano i lavoratori? Lo studio di Harvard Business Review. 

Su questo tema la rivista Harvard Business Review ha condotto uno studio che ha seguito il processo di adattamento allo smart working di circa 600 lavoratori statunitensi, da marzo a maggio 2020. I risultati mostrano che i lavoratori si sono abituati alle nuove modalità di lavoro più rapidamente e facilmente di quanto ci si aspettasse. La produttività, infatti, non è diminuita, come molti manager temevano. Al contrario, l’analisi ha mostrato una diminuzione del 10% dello stress legato ai conflitti sul lavoro e un aumento del 10% della self-efficacy e della capacità di mantenere un’attenzione alta. I lavoratori hanno anche confermato che dopo una fase di assestamento, erano riusciti a sviluppare una propria routine del lavoro da casa e, a conclusione dei primi due mesi di smart working, avevano espresso il desiderio di continuare a lavorare, almeno in parte, da remoto.

Tuttavia, l’ufficio non sembra destinato a scomparire. Insieme ai vantaggi dello smart working, i lavoratori si sono infatti dovuti confrontare anche con numerose sfide, come una maggiore disconnessione con l’organizzazione e un sentimento crescente di isolamento dovuto alla mancanza delle opportunità di interazione che si hanno in ufficio. Interazioni che, spiegano gli esperti, contribuiscono ad aumentare la creatività del lavoratore. La presenza in ufficio, la possibilità di venire a contatto con la storia e la cultura aziendale, fondative del proprio sistema valoriale, sono inoltre essenziali, come diverse ricerche stanno mostrando, nella fase di inserimento di una nuova risorsa all’interno dell’organizzazione. 

Dunque, che succederà? Il modello vincente sembra quello improntato a un sistema organizzativo ibrido, dove lavoro da remoto e in presenza convivono e si alternano. Andranno quindi ripensati gli spazi fisici, adattandoli alle nuove necessità delle aziende e dei collaboratori, ma andranno anche adeguate le strategie di investimento nelle nuove tecnologie, anche per mitigare gli effetti negativi del lavoro agile fin qui emersi (come un maggior senso di esclusione sperimentato dai collaboratori da remoto, quando alcuni lavoratori si recano in ufficio) e che sicuramente emergeranno, nel corso dei futuri assestamenti dei nuovi assetti organizzativi

Così le tecnologie ci aiutano a lavorare in smart working. 

Ciò che si è potuto senz’altro verificare nel corso dell’ultimo anno è che grazie alle  tecnologie digitali più appropriate è possibile lavorare ed essere produttivi a casa come in ufficio. NFON lo sa bene, perché da anni lavora per offrire ai propri clienti soluzioni che abilitano il lavoro da remoto, come Cloudya, il centralino telefonico in cloud, che consente la continuità delle comunicazioni interne ed esterne all’azienda indipendentemente dal luogo scelto per lavorare. 

Al collaboratore, infatti, basta effettuare il login al suo account Cloudya (anche dai dispositivi mobili) per avere tutti i suoi dati e le conversazioni a portata di mano. Per aiutare le organizzazioni nel passaggio verso questo nuovo modello lavorativo, inoltre, NFON ha recentemente sviluppato due nuove soluzioni. Nconnect Voice, che permette alle aziende di collegare i sistemi telefonici esistenti a internet (e di fare così un primo passo verso l’adozione del cloud) e Meet & Share, un ulteriore strumento all’interno di Cloudya, che permette di attivare la funzionalità video anche in chiamata in corso con chiunque usi il centralino all’interno dell’azienda, indipendentemente da dove si è connesso.

Soluzioni, che aiutano le aziende a muoversi in questo periodo di transizione e che mirano ad accompagnarle nel percorso di digitalizzazione, indipendentemente dalla situazione di partenza e dal modello lavorativo scelto, che sia esso agile, in presenza o ibrido.

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