Il paradosso dello smart working: il Rapporto sul benessere di NFON

Il paradosso dello smart working: il Rapporto sul benessere di NFON

Lo smart working è ormai un termine d’uso comune, entrato nel linguaggio di tutti. Diffusosi con prepotenza durante la pandemia Covid, ha modificato completamente il concetto di lavoro negli ultimi anni.

A distanza di tempo, oggi ci chiediamo come stia andando lo smart working in Europa e come i lavoratori stiano vivendo questa nuova situazione. Come tutti i cambiamenti nelle abitudini, questa nuova modalità d’impiego ha portato vantaggi e svantaggi. Lo dimostra il Survey Attack di NFON, Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 2022 in collaborazione con Statista Q, che ha intervistato oltre 8000 lavoratori europei (Italia, Germania, Austria, Spagna, Gran Bretagna, Francia, Polonia e Portogallo).

Il paradosso che emerge dalla ricerca vede ore di lavoro, carichi di lavoro e tempo libero aumentare parallelamente. Un quadro piuttosto contraddittorio, poiché se da un lato lavorando da casa, aumentano le ore dedicate al lavoro, con più stress, dall’altro si ha più tempo libero a disposizione. Infatti, il 25% degli smart workers, negli 8 Paesi Europei, ha dichiarato un aumento delle ore lavorative e il 28% un maggiore carico di lavoro. Al contempo, il 36% dichiara di avere più tempo per la propria famiglia, il 29,4% un aumento del tempo libero per lo sport e il 14% più tempo per seguire un’alimentazione sana. 

Si parla di un controsenso, ma in realtà le persone hanno effettivamente più tempo a disposizione, anche lavorando di più, grazie ad una buona organizzazione. Evitando i lunghi spostamenti e con una programmazione generalmente più flessibile nell'arco della giornata, è possibile avere più tempo libero per se stessi e gli altri. Ma vediamo nello specifico i pro e i contro dello smart working emersi da questo importante studio. 

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I pro e i contro dello smart working

Il principale svantaggio dello smart working è riscontrato nell’aumento dello stress. Sono inoltre stati individuati dallo studio nuovi fattori di ansia. Lo stress da smart working nasce quindi per:

  • la mancanza di interazione sociale con i colleghi (35,3% del campione intervistato);
  • lo scarso equilibrio tra vita privata e professionale (30,3%);
  • la reperibilità a qualsiasi ora (19,7%);
  • la scarsa qualità della connessione internet (17,2%);
  • il rumore ambientale (15,9%);
  • la scarsa retribuzione (9,3%) 
  • la necessità di dover cucinare in autonomia (8,7%).

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Il sondaggio mostra, inoltre, come il 20,5% degli intervistati soffra di tecnostress o meglio stress tecnologico ed è causato ad esempio da carenze tecniche, come router difettosi, apparecchiature inadeguate, problemi di batteria e altro. Lo stress da lavoro correlato e la sindrome di burnout nell’era digitale sono quindi sempre più diffusi e sono segnali che non vanno sottovalutati.

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La ricerca dimostra inoltre, come alcuni lavoratori abbiano fatto ricorso all’automedicazione, assumendo integratori non soggetti a prescrizione medica. La tendenza che sta emergendo è la volontà di migliorare il proprio benessere e la salute fisica e mentale, ma anche di aumentare la capacità di concentrazione e favorire il rilassamento. 

In dettaglio, il 34,4% di tutti i partecipanti dichiara infatti, di aver assunto integratori non soggetti a prescrizione medica (ad esempio melatonina, prodotti a base di canapa legali, estratti vegetali, vitamine, tè calmanti) per migliorare il proprio benessere dall'inizio della pandemia, il 18,2% per aumentare la concentrazione, il 13,4% per il recupero. Sorprendentemente, mentre i dati di sei paesi sono molto simili, la situazione in Italia e in Austria è piuttosto diversa: in Italia, ben il 49,7% ha dichiarato di aver assunto integratori non soggetti a prescrizione medica per aumentare il benessere, mentre in Austria la percentuale è inferiore alla metà, pari al 22,1%.

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Se il principale svantaggio è lo stress per i lavoratori, i pro dello smart working sono invece molteplici, e li possiamo riassumere qui di seguito:

  1. Il 57,3 % apprezza la possibilità di evitare colleghi che arrecano disturbo e con cui non si hanno particolari affinità.
  2. Lo smart working consente più tempo libero per sport o famiglia, nonostante i carichi di lavoro più alti. 
  3. Il 38,3% degli intervistati apprezza il fatto che si può lavorare anche se malati.
  4. Si annullano i lunghi spostamenti, e il rimanere imbottigliati nel traffico cittadino. Questo consente anche una riduzione delle spese di trasporto e del carburante in caso di utilizzo di automobili per gli spostamenti, nonché di ridurre le emissioni di C02 e quindi l’inquinamento, con importanti benefici ambientali. Lo smart working può essere un effettivo strumento per contrastare la crisi energetica e il caro bollette.
  5. La programmazione delle giornate è più flessibile e lo smart working consente orari di lavoro personalizzati, garantendo una migliore organizzazione del tempo. 
  6. Si velocizza il processo di alfabetizzazione digitale. 
  7. Altri fattori di benessere risultano essere molto apprezzati, come la possibilità di seguire un’alimentazione più sana.

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Un campanello di allarme: ambizioni al cambiamento e licenziamento

I risultati dello studio Rapporto sul benessere nel lavoro da casa 22 segnalano anche un campanello di allarme per i datori di lavoro, che dimostra che molto probabilmente non torneremo più indietro alle modalità di lavoro pre-covid. 

Il 21,7% degli intervistati dichiara infatti di aver già pianificato di cambiare lavoro a causa delle esperienze vissute durante la pandemia e del lavoro da casa, mentre il 9,9% ha già cambiato lavoro. I motivi delle dimissioni che hanno già avuto luogo sono ad esempio: nessuna opportunità di sviluppo professionale (34,2%), retribuzione più bassa (ad esempio, riduzione dell’orario di lavoro, perdita di commissioni, 30,1%) ed essere contattabili a tutte le ore (16,6%).

Molti dipendenti stanno inoltre pianificando ulteriori cambiamenti per armonizzare in modo ottimale il loro benessere con il lavoro. Ad esempio, il 33% vuole ottenere una più netta distinzione tra vita privata e professionale e il 20,9% vuole adottare misure di formazione continua. Grazie a questo studio, è importante conoscere queste nuove tendenze. Le aziende devono infatti prendere atto di questi cambiamenti nel modo di pensare e vivere dei lavoratori, e attivare dei provvedimenti per il futuro. 

Conclusioni

Il Rapporto dimostra quindi che le aziende si trovano ad affrontare una nuova realtà. Devono prestare più attenzione al benessere e alla soddisfazione della vita delle persone che lavorano da casa

La tecnologia fortunatamente ci viene in aiuto, per supportare un’implementazione ottimale dello smart working che vada a vantaggio anche della vita personale dei propri dipendenti. NFON, fornitore europeo di soluzioni integrate per la comunicazione aziendale in cloud, con le sue tecnologie, si impegna a favorire lo smart working, rendendo il lavoro a casa più facile, veloce e più efficiente. L’azienda punta sia a migliorare l’efficienza aziendale che la vita personale dei singoli lavoratori, riducendo enormemente i fattori di stress che lo studio ha individuato. 

Con il prodotto di punta Cloudya, il centralino virtuale in cloud, NFON offre chiamate vocali semplificate, videoconferenze facili e integrazioni perfette per il CRM e gli strumenti di collaborazione per le piccole e medie imprese grazie alla possibilità di integrazione con Microsoft Teams, per la condivisione di informazioni e l’interazione con i colleghi. La facilità di utilizzo minimizza lo stress tecnologico e la possibilità di reperibilità “quando e dove vuoi” rispetta il diritto alla disconnessione.

Tutti i servizi cloud di NFON sono gestiti in data center certificati in Germania, il cui fabbisogno energetico è coperto al 100% da energie rinnovabili, per il risparmio energetico.

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