Il nuovo modello ibrido di lavoro: come la tecnologia può aiutare

Il nuovo modello ibrido di lavoro: come la tecnologia può aiutare

Relazioni, sicurezza, flessibilità ed empatia: sono questi i trend che secondo Forbes daranno forma al modo di lavorare nel mondo post pandemia. Un modello ibrido, dove si alterneranno lavoro in presenza e da remoto.

La pandemia, infatti, ha mostrato come molte attività possano essere svolte da remoto, senza bisogno di andare in ufficio cinque giorni alla settimana. Allo stesso tempo, il ricorso massivo e prolungato allo smart working ne ha fatto emergere le problematicità, come il senso di isolamento dovuto alla mancanza di quelle interazioni sociali che possono avvenire solo in presenza e, di conseguenza, la maggiore esposizione a stress

Alcune ricerche condotte da Wework, McKinsey e Deloitte mostrano come il 90% delle persone vorrebbe tornare in ufficio almeno un giorno alla settimana, mentre due su tre vorrebbero alternare lo smart working con il lavoro in ufficio. 

Una delle parole chiave, nel futuro del lavoro post-Covid 19, sarà proprio la flessibilità: il sondaggio di Wework mostra che il 75% dei lavoratori sarebbe disposto a rinunciare ad almeno un benefit offerto dall’azienda in favore di una maggiore flessibilità nell’organizzazione del proprio lavoro. 

E molti studi hanno dimostrato che la capacità dell’azienda di ascoltare le esigenze dei propri dipendenti migliora la employee experience: secondo la società americana di consulenza Gallup, le aziende con un alto livello di coinvolgimento riportano il 22% in più di redditività, il 21% in più di produttività e fino al 65% in meno di turnover.  

Il passaggio al modello ibrido richiederà una riorganizzazione non solo delle modalità di lavoro dei team, ma anche e soprattutto degli spazi aziendali. In questo scenario, l’ufficio giocherà ancora un ruolo importante, ma diverso. 

Intervistata da Forbes, Michelle Hay, capo delle risorse umane presso l’azienda di real estate Cushman & Wakefield ha spiegato che nel modello ibrido, gli spazi fisici verranno ripensati intorno al concetto di “scopo”. 

«Le aziende useranno lo spazio ispirandosi alle 3 C: connessione, collaborazione e sviluppo della carriera», è il parere di Hay.

L’ufficio diventerà quindi un luogo per collaborare e confrontarsi su progetti, ma anche per lavorare allo sviluppo di nuove competenze e rafforzare quelle già acquisite.

Ma non solo: l’ufficio del futuro dovrà essere votato a recuperare un senso di comunità, un luogo dove accanto a spazi dedicati alla collaborazione tra colleghi ci siano spazi pensati per favorire la concentrazione del singolo. Il 44% dei dipendenti intervistati, inoltre, chiede che l’ufficio abbia spazi connessi con la natura. 

Rispondere a queste esigenze può essere una sfida per l’organizzazione. Un buon esempio di come rispondere ai bisogni dei lavoratori in questa fase viene proprio da Wework, che da anni gestisce uffici e spazi di coworking, offrendo uffici privati, stanze riunioni e ampi spazi di lavoro in comune.

Ogni piano ha accesso a una cucina, con bevande e snack in omaggio, a delle cabine telefoniche dove il lavoratore può andare se ha bisogno di privacy per fare una chiamata. Bar, 

piccole sale giochi, spazi per eventi e giardini interni o terrazze completano l’offerta. L’accesso alle sale riunioni o agli spazi conferenza può essere prenotato e gestito attraverso il building manager o grazie a un’app dedicata. 

Altro fattore determinante, in questo momento di transizione, ruota attorno alle tematiche legate all’inclusione: ascoltare i propri lavoratori, tutelare anche il loro benessere psicologico, costruire una cultura aziendale improntata alla fiducia e alla condivisione. 

In un articolo pubblicato su Forbes nel maggio 2021, si sottolinea come la possibilità di lavorare da remoto per parte della settimana, possa costituire un vantaggio in grado di implementare l’occupazione anche per coloro che per vari motivi non hanno la possibilità di recarsi in ufficio ogni giorno, come le persone (nella maggioranza donne) con delle responsabilità di cura primaria verso altri componenti della famiglia, persone affette da disabilità fisica e/o mentale e persone che non possono permettersi di vivere vicino all’ufficio e sostenere i costi del viaggio verso e dall’ufficio ogni giorno. 

La possibilità di poter lavorare da remoto creerebbe dunque nuove opportunità lavorative e di inclusione, ma non vanno trascurate le sfide che questo comporta. Con parte della forza lavoro di un’azienda che lavora da remoto, la leadership dell'organizzazione dovrà assicurarsi che queste persone non si sentano isolate e che rimangano comunque ingaggiate. 

Non va sottovalutato, inoltre, il ruolo delle tecnologie scelte dall’azienda, che devono facilitare la collaborazione tra i dipendenti, a casa come in ufficio. NFON comprende queste esigenze delle aziende, soprattutto in questo periodo di rapidi mutamenti ed è per questo che il suo centralino telefonico in cloud, Cloudya, nasce come tecnologia che abilita il lavoro e la collaborazione da remoto. 

Cloudya, infatti, può essere utilizzato indipendentemente dal luogo scelto per lavorare: grazie al servizio multitelefono, i dipendenti possono collegare il loro numero aziendale fino a un massimo di nove dispositivi, avendo così a disposizione tutte le conversazioni e i messaggi in ogni momento.

Soluzioni integrate completano l’offerta del centralino, favorendo la collaborazione da remoto, come Meet & Share, per effettuare videochiamate 1:1 e Nvoice for Microsoft Teams, che integra il centralino telefonico ad una delle soluzioni di collaborazione più scelta ed apprezzata dalle imprese, Microsoft Teams.

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